Al termine del pianoro, al Pian da Rin, è possibile vedere affiorare le acque sorgive della Rienza, affluente dell’Isarco, che emergono per un breve tratto per poi scomparire di nuovo nella montagna e riemergere verso ovest in direzione di Landro e Dobbiaco.
Risaliamo quindi con serpentine il costone roccioso su cui sorge il Rifugio Locatelli.(m 2405) e rimaniamo senza fiato, non certo per la salita, abbastanza breve, ma per lo spettacolo superbo che ci appare e che ci ammalia man mano che il sole, scendendo, tinge di rosa le pareti rocciose che ci circondano e ci ritroviamo a vivere questa indimenticabile esperienza in piacevole solitudine (i turisti sono ormai andati via) e sentendoci parte di questo miracolo della natura.
Dormire in un rifugio è un’esperienza affascinante e magica, specialmente con un bambino, perchè consente di vivere a pieno l’avventura e le emozioni della montagna con i suoi silenzi, i suoi colori, le sue atmosfere, ma anche con l’accoglienza e il calore delle sue genti nella tranquillità di luoghi esclusivi ricchi di fascino e di storia.
Sì perchè la montagna non è solo natura, ma qui ogni roccia racconta più di una storia, non solo esaltanti sfide alpinistiche, ma anche tristi sfide tra gli uomini.
Allora ci sediamo sotto la chiesetta, poco distante dal rifugio, che ricorda appunto i soldati italiani ed austriaci caduti in questi luoghi, con la Torre di Toblin svettante solitaria sullo sfondo, strategica postazione di controllo dei militari austriaci durante la Prima Guerra Mondiale a ridosso della linea del fronte italiano che passava a poche decine di metri, dalla Forcella Col di Mezzo alla Forcella Lavaredo lungo le Tre Cime di Lavaredo e il Paterno.
Ci sembra impossibile che questi luoghi, simbolo di bellezza ora patrimonio dell’umanità, siano stati teatro di una guerra incredibile combattuta sulle crode più inaccessibili per più di due anni.
E’ consigliabile, dal Rifugio Locatelli, fare una breve passeggiata verso il vicino Passo dell’Alpe Mattina passando a sinistra del Sasso di Sesto (m 2538) e della Torre Toblin, ripagati, in breve tempo e con poco sforzo, di una vista stupenda sulle Tre Cime e sulle montagne circostanti che al crepuscolo si tingono di sfumature di tenui colori, dal rosa delle rocce al celeste argenteo del cielo.
Si cammina anche tra pagine di storia, tra i resti delle innumerevoli fortificazioni costruite da austriaci ed italiani che qui si ritrovarono a diretto contatto, essendo i primi retrocessi sulla Torre di Toblin e avendo i secondi ben presto conquistato il sottostante Sasso di Sesto, avamposto in territorio nemico.
La mattina, zaini in spalla, ci incamminiamo in direzione del Rifugio Pian di Cengia (2528m) con due diversi percorsi. Bruno mio marito percorrerà la ferrata Innerkofler, che passando per gallerie e trincee di guerra attraversa il Monte Paterno, mentre io con il bambino seguirò il sentiero 101, che taglia il ghiaione sotto il versante nord-est del Paterno, sovrastante l’Alpe dei Piani con i suoi idilliaci laghetti, e conduce in circa un’ora, con uno strappetto finale, alla Forcella Pian di Cengia (2528 m) e al rifugio omonimo, piccolo e accogliente, incastonato tra le rocce.
Innanzi tutto mi siedo ad ammirare l’incredibile panorama che si estende dalle Tre Cime alle imponenti pareti della Croda dei Toni (o Cima Dodici) e di Cima Undici che si stagliano proprio di fronte.
Nell’attesa proseguo la lettura delle avvincenti pagine di uno dei libri che ho acquistato per documentarmi sulle vicende della guerra combattuta tra queste crode dolomitiche dal 1915 al 1917 e poter così decifrare le numerose tracce ancora visibili delle postazioni militari lungo la linea di fronte che ha visto non lo solo l’assurdo scontro tra truppe austriache ed italiane, ma anche, spesso, quello tra l’uomo e la montagna, vera protagonista di questo conflitto.
Una serie di letture assolutamente da consigliare per rivivere tanti episodi incredibili, vere e proprie imprese alpinistiche che hanno dello straordinario, compiute da uomini che hanno vissuto per trenta mesi arroccati su queste vette.
Ma riprendiamo questa magnifica escursione: da non perdere la breve salita alle Crode Fiscaline (2677 m) percorribile in mezz’ora dal Rifugio Pian di Cengia che vi porterà, tra scenari mozzafiato e testimonianze storiche dei trinceramenti di guerra, fino alla vetta, segnata da una croce, dietro la quale si spalanca l’impressionante strapiombo verticale di centinaia di metri sulla Val Sassovecchio che risale dalla Val Fiscalina verso il Rifugio Locatelli.
Attenzione a non sporgersi e bambini in sicura! Emozionante è guardare in basso dal bordo del precipizio, ma rigorosamente stando distesi a pancia sotto.
Dopo una doverosa sosta per assaporare la magnifica sensazione di essere a due passi dal cielo, non resta che dirigerci verso il Rifugio Zsigmondy-Comici (m 2234), dove trascorreremo la seconda notte, raggiungibile in un’ora lungo il sentiero 101 che attraversa il Passo Fiscalino (m 2519), un percorso molto suggestivo che percorre la cengia rocciosa poco sotto il crinale della montagna, con la superba visione della vicina parete nord della Croda dei Toni (cima Dodici).
Giunti al rifugio, arroccato su una balconata rocciosa alla testata della Val Fiscalina, ci fermiamo ad ammirare la spettacolare sequenza rocciosa che va dalla frastagliata Cima Undici al massiccio del Popera con la larga sella della Forcella Giralba che lo separa dalla Croda dei Toni.
Da consigliare vivamente una puntata al Rifugio Carducci, attraverso la Forcella Giralba (m 2431) raggiungibile in poco più di un'ora risalendo il ghiaione detritico sotto la Croda dei Toni dove è possibile incontrare le graziose marmotte che vivono indisturbate in questo splendido habitat naturale.
Nel cuore della notte al rifugio Zsigmondy - Comici viviamo una delle esperienze più belle allorquando si scatena la furia di un classico temporale d’alta montagna con tuoni e fulmini che illuminano a giorno l’imponente mole della Cima Undici, che ammiriamo incantati stando tranquillamente al calduccio sotto le coperte nel nostro letto dalla finestra rivolta verso la montagna, un ulteriore spettacolo della natura che questo trekking ci ha regalato.
Per il rientro si completa il giro ripercorrendo il sentiero 101 fino al Rifugio Pian di Cengia per poi proseguire lungo il sentiero 104-101 che conduce comodamente al Rifugio Locatelli e infine al Rifugio Auronzo, sovrastati dalle superbe moli del Monte Paterno e delle Tre Cime (versante sud).