Da cacciatore ad agricoltore
L’uomo costruisce i primi villaggi
Neolitico 5.500 – 3.500 a.C
La Valle Isarco da Barbiano a Chiusa
Nel Neolitico si attuano fondamentali trasformazioni delle abitudini di vita dei gruppi umani che da cacciatori-raccoglitori, costretti a seguire i branchi di animali, diventano agricoltori ed allevatori, dando vita a comunità stanziali.
Nascono i primi villaggi nelle aree pianeggianti di fondovalle o a mezza costa lungo le principali vallate, zone particolarmente favorevoli alle pratiche agricole e all’allevamento.
Le capanne, costruite con intelaiatura di legno, rami e intrecci vegetali, hanno le pareti intonacate con argilla più o meno depurata, ammorbidita con acqua e poi lasciata seccare sull’incannucciato ligneo.
A partire dal Neolitico l’uomo è in grado di produrre i beni di cui ha bisogno e questo comporta profondi cambiamenti economici e culturali che si manifestano nelle abitudini di vita e nelle relazioni con gli altri gruppi.
La coltivazione dei campi e l’allevamento degli animali consentono di produrre e di accumulare riserve di cibo con conseguente miglioramento delle condizioni di vita e crescita costante della popolazione.
La comparsa dei recipienti in ceramica è uno degli aspetti che caratterizza l’inizio del Neolitico in Italia.
La ceramica comprende vasi ed oggetti modellati con argilla più o meno depurata, impastata con acqua e poi sottoposta a cottura.
I recipienti in terracotta diventano indispensabili per contenere e conservare i cereali e gli altri prodotti alimentari, compresi i liquidi, per cuocere i cibi e, naturalmente, per mangiare e bere.
Vengono fabbricati i primi utensili in pietra levigata (asce e accette), utilizzati sia per il taglio degli alberi e la lavorazione del legno sia per i lavori nei campi.
Continua la lavorazione della selce con la produzione di nuovi strumenti per l’agricoltura, le attività domestiche e la caccia.
La caccia, la raccolta e la pesca rimangono attività ancora largamente praticate dalle comunità di agricoltori.
Nella Valle dell’Adige e dell’Isarco la neolitizzazione si attua a partire dalla metà del VI millennio a.C. con la scomparsa degli ultimi gruppi di cacciatori raccoglitori del Mesolitico e la nascita dei primi insediamenti di agricoltori lungo le principali vallate.
Se nella Valle dell’Adige i primi insediamenti neolitici, quasi sempre in continuità con i siti mesolitici, sorgono a quote basse, per lo più a ridosso di ripari rocciosi, nella Valle dell’Isarco risultano prevalentemente all’aperto e a quote più elevate (700-850 m), ubicati sui terrazzi soleggiati che dominano la vallata (Barbiano, Villandro, Velturno, Bressanone, Fiè allo Sciliar).
Fanno eccezione i due siti d’altura di Castel Juvale (870 m), dominante lo sbocco della Val Senales nella Val Venosta poco a monte di Naturno, e di Johanneskofel (635 m), su un torrione roccioso nella bassa Val Sarentino.
I villaggi, spesso su ripiani terrazzati spianati artificialmente, sono organizzati con capanne e aree disboscate utilizzate per la coltivazione e l’allevamento.
I resti delle strutture abitative si limitano ad alcune buche di palo che nel caso dell’insediamento di Villandro-Plunacker delimitano il perimetro di una capanna dalla forma semicircolare con tetto a doppio spiovente.
Con il Neolitico si assiste alla scomparsa dei campi stagionali di caccia in alta montagna.
La caccia è ancora largamente praticata soprattutto nelle zone boschive di media montagna, in prossimità dei villaggi, anche se si ha ancora testimonianza di battute di caccia allo stambecco a quote più elevate.
L’allevamento riguarda poche specie animali, per lo più bovini e ovicaprini (pecore e capre).
L’agricoltura diventa la principale forma di sussistenza, anche se rivolta ancora verso un numero limitato di specie vegetali, cereali e leguminose (orzo, frumento, fave) e non manca la raccolta dei frutti spontanei (uva selvatica e frutti di sambuco) per integrare ed insaporire la dieta.
L’aspetto più antico del Neolitico nell’area della Valle dell’Adige e dell’Isarco è rappresentato dal gruppo del Gaban, con la caratteristica ceramica decorata a motivi geometrici, diffuso tra la metà del VI e il V millennio a.C. in Trentino-Alto Adige.
Nel IV millennio a.C. si sviluppa la cosiddetta Cultura dei vasi a bocca quadrata, caratterizzata dalla produzione di vasi a bocca quadrilobata variamente decorati, che accomuna tutta l’Italia settentrionale, dalla Liguria al Veneto.
Si ringrazia per la cortese collaborazione il Museo Archeologico dell’Alto Adige e il dott. Umberto Tecchiati dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano